Fibrillazione atriale e insufficienza renale


La parola al Prof. Antonio Granata, direttore UOC nefrologia e dialisi dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania Catania


CATANIA – La Fibrillazione Atriale (FA) è attualmente l’aritmia cardiaca più diffusa. Essa comporta, oltre che un’aumentata possibilità di insorgenza di ictus, anche un rischio elevato per altre patologie, in particolare per l’Insufficienza Renale. I reni sono due organi che svolgono una funzione importantissima per il nostro organismo: filtrano il sangue eliminando, attraverso le urine, le sostanze di scarto. La non corretta funzionalità di questi organi, l’insufficienza renale, appunto, comporta l’alterazione del meccanismo di smaltimento delle sostanze di rifiuto.

(Reni e cuore)

La compromissione renale è frequente nei pazienti con FA ed è associata ad un aumento del rischio sia di eventi tromboembolici che emorragici. Le due patologie sono legate da un circolo vizioso: se da un lato il cattivo filtraggio dei reni aumenta il rischio di FA, dall’altro i pazienti con FA mostrano, col tempo, un peggioramento della funzionalità renale.

Il trattamento indicato per la prevenzione del rischio di ictus nei pazienti con FA è l’assunzione dei Nuovi Anticoagulanti Orali, ma tuttavia è improbabile che il rapporto rischio/beneficio di questa terapia rispecchi le esigenze dei soggetti con patologie renali.

Quali sono le controindicazioni all’assunzione di NAO nei pazienti nefropatici?
I NAO vengono eliminati, almeno parzialmente, per via renale e la loro prescrizione deve necessariamente essere subordinata ad una attenta valutazione della funzionalità dei reni: una sua compromissione potrebbe essere uno dei principali motivi d’impedimento all’assunzione di questi farmaci.
Gli anticoagulanti orali, infatti, in presenza di nefropatie non vengono smaltiti idoneamente. Ciò aumenta il rischio emorragico in pazienti in cui questo fattore è già preoccupante e addirittura il rischio diventa cinque volte maggiore nei pazienti con insufficienza renale allo stadio terminale, rendendo questi soggetti controindicati assoluti alla terapia con NAO.


(procedura percutanea di chiusura dell’auricola sinistra)

Quale alternativa per i pazienti nefropatici?
Gli ultimi studi clinici individuano l’alternativa agli anticoagulanti, nella Procedura di chiusura dell’auricola sinistra (LAAC) poiché è in questa cavità, situata nell’atrio sinistro del cuore, che si formano più del 90% dei coaguli di sangue che causano l’ictus nei pazienti con FA. La chiusura percutanea dell’auricola sinistra è una procedura poco invasiva, veloce e sicura, che permette, entro un anno da essa, di eliminare il “problema” dell’assunzione quotidiana della pillola anticoagulante, abbattendo l’elevato rischio di sanguinamento e aumentando notevolmente la qualità di vita del paziente.

Come si esegue questa procedura?
Il cardiologo interventista, introducendo un catetere (tubicino) in vena femorale all’altezza dell’inguine, naviga all’interno del sistema venoso fino ad arrivare nella cavità superiore del cuore, l’atrio destro. Successivamente si effettua il passaggio in atrio sinistro, dove, con il catetere, si arriva all’interno dell’auricola sinistra. Si procede, quindi, con il caricamento del dispositivo occlusore scelto e al suo successivo rilascio, chiudendo completamente questa pericolosa cavità.

Nella scelta delle azioni terapeutiche da intraprendere, è di fondamentale importanza l’approccio multidisciplinare garantito dalla collaborazione del nefrologo e del cardiologo che sinergicamente possono definire un quadro clinico completo ed accurato. 


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